Cari cittadini, gentili presenti,
Oggi mi rivolgo a voi non solo come pediatra, ma prima di tutto come padre. La mia adesione alla campagna “Smartphone: a scuola no!”, sostenuta dall’Associazione dei Pediatri della Svizzera Italiana, nasce da una profonda convinzione che unisce entrambi questi ruoli.
Aderire a questa campagna significa lanciare un segnale d’allarme, forte e necessario, sull’urgenza di affrontare l’abuso dei dispositivi digitali. È una questione che riguarda tutti: dai più piccoli, il cui sviluppo armonioso è messo a rischio, fino a noi adulti.
Come medici, vediamo l’impatto sulla salute fisica e mentale dei nostri giovani. Come genitori, viviamo la fatica quotidiana di educare in un mondo iperconnesso.
Limitare lo smartphone a scuola è un primo passo, un gesto simbolico ma concreto. Ci impone di fermarci a riflettere. Ci chiama a una responsabilità genitoriale più ampia: quella di guidare i nostri figli, di insegnare loro a vivere la tecnologia in modo sano e consapevole, e non a esserne dominati.
Questa firma è l’inizio di un dialogo più vasto. Un dialogo sull’educazione, sul nostro esempio e sul futuro che vogliamo costruire per loro. Grazie.