Le scuole che limitano l’uso degli smartphone hanno studenti più concentrati, valutazioni migliori, meno bullismo. Lo dicono ricerche e studi. È un tipico caso di trade-off, un compromesso virtuoso: si rinuncia a qualcosa oggi per ottenere un guadagno più importante nel futuro.
Oggi la risorsa più scarsa non è il denaro, ma l’attenzione. Le piattaforme digitali hanno modelli di business perfettamente calibrati per catturare l’attenzione dei nostri ragazzi. E tenersela. La scuola si trove a competere con TikTok o Instagram. E sapete bene chi vincerà quella sfida.
Una parte importante di giovani è in difficoltà di fronte a un testo della lunghezza di quello che avete davanti.
Lo vedo ogni giorno anche con i miei studenti: ragazzi intelligenti e motivati che faticano a stare venti minuti senza controllare il telefono. Questa fragilità non nasce nelle scuole superiori ma ben prima di iniziare il percorso scolastico.
Oggi nessuna scuola e ben pochi stati possiedono i mezzi finanziari, di influenza anche politica, che hanno i social media. I telefonini sono lo strumento con cui questa influenza si esercita sui membri piu vulnerabili della nostra società: i bambini.
Come in tutti gli altri ambiti incombe agli adulti e alla società tutta difendere quei bambini e permettere loro di sviluppare il proprio potenziale in sicurezza e serenità.
La scuola dev’essere uno spazio sicuro in cui i nostri figli e figlie possono imparare a gestire risorse preziose e finite che sono attenzione e capacità di concentrazione.
Così come non consegneremmo una carta di credito a un bambino di otto anni senza prima educarlo, per anni, al valore del denaro, allo stesso modo non esponiamo i nostri bambini a strumenti che impediranno loro di apprendere il valore dell’attenzione e della focalizzazione.
Tenere i telefonini fuori dalla scuola non è un ritorno al passato. È un investimento sul futuro dei nostri figli e quindi sul futuro di tutti noi. È un atto di amore nei confronti dei nostri bambini. Uno di quei no, che come si dice, aiutano a crescere.